Stefano Scherma, tutta l'anima della fotografia sociale
C’è una fotografia silenziosa e profonda, intima e travolgente che viene portata avanti da Stefano Scherma. Un cacciatore di storie complesse, un amante del reportage impegnato, lungo, dove la macchina fotografica viene fuori solo dopo la costruzione di relazioni umane importanti e una fiducia sincera nelle sue capacità di saper raccontare dopo aver ascoltato molto.
Dalle storie complesse dell’Argentina, un progetto a lungo termine "Pasee libre" una panoramica sull'identità gay e transessuale maschile in Latinoamerica, alle storie raccolte ad Aosta tra le quali “I primi 300 anni di Franca” (ora quasi 400), sino all’attuale progetto che indaga famiglie con figli affetti da malattie rare tra VdA, Roma e Torino, dove i noti “farmaci orfani” ci raccontano situazioni complesse, di speranza, di resilienza, di coraggio e forza. Stefano Scherma è un fotografo silenzioso che vale molto e del quale auspico una mostra e un libro al più presto! Vive ad Aosta dove è nato. Nel 2010 ha deciso di ampliare le sue conoscenze fotografiche, fino ad allora amatoriali, frequentando workshop e alcune giornate di formazione con il fotogiornalista aostano Ugo Borga. Di qui è nata una passione per il reportage di carattere sociale. A partire dal 2014 ha approfondito la ricerca del linguaggio e l’editing fotografico partecipando a diversi workshop in italia e all'estero e lezioni individuali di perfezionamento, con il fotoreporter romano Valerio Bispuri. Con Bispuri è nata una collaborazione come assistente durante il suo ultimo lavoro fotografico “survivor: the story of Fabiola” sulla tratta delle ragazze in Argentina. Mi resta da dire semplicemente: meno male che ci sono fotografi come Stefano, dalla grande sensibilità e umanità, che danno senso all’indagine fotografica, e anche alla rubrica radio che ho il piacere di condurre!. Il suo sito: www.stefanoscherma.com